La poetessa americana Gertrude
Stein aveva le idee chiare: «When you get
there, there isn't any there there» (Quando arrivi là, là non c’è nessun “là”).
Anch’io probabilmente faccio parte, come direbbe Beppe Severgnini, degli «Italiani
con valigia» (se non altro perché ho passato quasi un intero anno a visitare
due volte a settimana i discutibili vagoni di Trenitalia, facendo la spola tra
Reggio Emilia e Roma), ma mi rendo conto che certe volte la valigia o la
valigetta ha poco senso prepararla. Perché il luogo da raggiungere non vale la
pena o perché, più semplicemente, per conoscere e imparare di solito non è
necessario muoversi più di tanto. Anche se, in fondo, avere qualcosa di diverso
da quello che si ha è un’aspirazione che accomuna quasi tutti.
Questo non sarà un luogo per
diari di viaggio (e non è solo questione di pigrizia): sarà un’occasione per
parlare di ciò con cui mi capita di venire a contatto, per lavoro, per
interesse o semplice curiosità. Nessuna gabbia, nessun limite precostituito:
gli occhi vanno tenuti aperti, sempre. Siano racconti ascoltati, pagine lette,
ricordi riemersi o fatti incontrati, possono meritare tutti di essere
condivisi. Per qualcuno saranno diamanti, per qualcun altro carbone; in ogni
caso, sapranno più di cuore che di testa. Carta e bussola alla mano, è tempo di
guardarsi intorno: buona lettura.
Gabriele Maestri
Nessun commento:
Posta un commento