L'Italia, a detta di molti, è il
paese dei 50 milioni di Commissari tecnici a ogni partita della Nazionale (i 10
milioni che mancano sono neonati oppure odiano anche solo la forma del pallone):
non sappiamo resistere alla tentazione di pensare agli inevitabili benefici che
apporterebbe alla squadra la nostra nomina ad allenatori e di annunciarli a
quante più persone possibili – le quali, di solito, non li vogliono sapere,
magari perché troppo impegnate a immaginare i loro, i benefici.
A pensarci bene, nemmeno io ho mai
diretto un giornale (salvo quello scolastico, ma suppongo non faccia testo) e
men che meno un telegiornale, quindi buon senso vorrebbe che io me ne stessi
zitto, per non ingrossare le file già traboccanti di
allenatori/direttori/presidenti ipotetici. Eppure, a guardare i telegiornali di
questi giorni, la tentazione è troppo forte, come giornalista e come cittadino.
La neve di questi giorni ha
creato disagi ed emergenze un po’ dappertutto, quando era troppa o quando era
del tutto inattesa – e i cittadini erano impreparati, come a Roma – ma dedicare
un quarto d’ora (in pratica mezzo tiggì) alle nevicate non ha davvero senso.
Non sono ancora riuscito a capire quale strano ascendente abbia il maltempo sui
giornalisti, tanto da far dire al capo di turno «Parliamone tanto, così ci
comprano / ci guardano», fatto sta che ci cascano sempre tutti.
Il problema è che gli spazi di
giornali e notiziari non si possono allargare più di tanto, per cui più si parla
di neve e meno tempo o pagine restano per le altre notizie: parlare dei danni e
dei disagi subiti da tanti è sacrosanto, ma due pezzi possono bastare, tre
cominciano a essere tanti. A prescindere dalla neve, le cose continuano a
succedere: la politica non va in ferie, l’economia neppure e all’estero possono
capitare cose più interessanti della lite Alemanno-Gabrielli sull’emergenza
neve a Roma. Non parlarne è un peccato e, magari, qualcuno può pure
approfittarne per non far sapere qualcosa di scomodo e che invece dovrebbe
essere divulgato.
Se domani nevicherà di nuovo
(spero di no), sogno un tiggì il cui conduttore, lanciati i primi due servizi,
dica: «Bene, ora passiamo alle altre notizie, che sono ancora tante». Poi spero
di battere le palpebre e rendermi conto che non stavo sognando.
spazzaneve
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