sabato 31 marzo 2012

40 anni di storia italiana con Pubblicità Progresso


La copertina del libro
Pensi a una pubblicità ben fatta, ma di quelle un po' strane, in cui non c'è un prodotto da propagandare, ma un atteggiamento da valorizzare o un comportamento da evitare perché è cattivo. Pensi a questo e ti vengono in mente subito due parole è un logo: «Pubblicità Progresso», con la sua «P» racchiusa in un ovale, un po’ come quegli adesivi che un tempo si attaccavano alle auto per indicare la nazionalità e passare tranquillamente la frontiera. Da un certo punto di vista è andata proprio così: è stata Pubblicità Progresso a creare in Italia, 41 anni fa, un modo del tutto nuovo di fare promozione, utilizzando gli strumenti della comunicazione a fini sociali e acquisendo nel tempo i tratti di un fenomeno pressoché unico e ben riconoscibile nel mondo della pubblicità.
A raccontare quella storia, decisamente particolare e in gran parte sconosciuta, provvede oggi un libro, edito da Rai Eri, intitolato semplicemente Pubblicità Progresso. La comunicazione sociale in Italia. Si tratta di una narrazione a più voci (compresa quella del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha firmato la prefazione), fatta di ricordi, analisi, dati e diverse immagini, elementi che tutti insieme permettono di costruire l'immagine completa di una presenza fondamentale del mondo della comunicazione, anche se non abbastanza conosciuta dal grande pubblico: a parte gli addetti ai lavori, tuttavia, pochi sanno cosa sia effettivamente quella realtà e come operi.

venerdì 16 marzo 2012

30 marzo, ore 11: ritorna la Dc?


Per qualcuno il 30 marzo potrebbe essere una data importante, di quelle da segnare sul calendario, rigorosamente con un pennarello azzurro: per quel giorno, infatti, sembra previsto il risveglio (o, se si preferisce, la rianimazione) della Democrazia cristiana. Non è fantascienza, né si tratta di cronaca dal passato: a spulciare bene la Gazzetta Ufficiale, parte II del 13 marzo, tra le convocazioni d'assemblea si ritrova un annuncio intitolato «Democrazia cristiana - Convocazione Consiglio nazionale Dc». "Quella" Dc, almeno secondo l'intenzione dei promotori.
A firmare la convocazione (anzi, l’autoconvocazione, ai sensi del vecchio statuto) è il quasi 85enne Clelio Darida, già sindaco di Roma e più volte ministro: l'ordine del giorno prevede sei punti, a partire dalla riapertura del tesseramento e dal ripristino degli organi nazionali del partito, fino a convocazione del congresso nazionale e alla «approvazione di un documento politico che tracci il percorso dell'illegittima liquidazione della democrazia cristiana e definiti i nuovi parametri politici di insegnamento dei valori e della cultura democristiana della società di oggi». Nientemeno…

mercoledì 14 marzo 2012

La benzina che corre


A molte, troppe cose, in Italia facciamo l'abitudine in fretta. Anche quando, per il nostro bene, non dovremmo abituarci mai. Non ci stupisce più sentire di incidenti sulla Salerno - Reggio Calabria, di code tra Roncobilaccio e Barberino di Mugello, di persone cui in estate saltano le cervella e che decidono di sterminare mezza famiglia con un'arma spuntata da chissà dove; non ci sorprendiamo a trovare sempre nelle pagine politiche un articolo intitolato «Il retroscena», a sapere che Vespa ha scritto un altro libro o che hanno arrestato un uomo politico – il colore non importa – perché è accusato di essersi intascato soldi che non avrebbe dovuto ricevere.
Non c'è da meravigliarsi, allora, se ci stiamo ormai abituando anche alla «corsa dei prezzi dei carburanti» (i giornalisti la chiamano proprio così, quasi tutti, con poche eccezioni). Sembra ormai una clausola di stile, quasi una certezza nei titoli dei telegiornali come nelle chiacchiere da bar: chi ha buona memoria si fa venire in mente l'impennata dei prezzi di petrolio e derivati dopo la guerra del Kippur, a partire dal 1973 (fu così che gli italiani finirono per abituarsi alla parola austerity); i cultori della cultura nazionalpopolare hanno buon gioco a ricordare Celentano e il pragmatico incipit di Svalutation (scritta assieme a Gino Santercole, Luciano Beretta e l’immortale “azzurro” Vito Pallavicini), per cui nel ’76  «la benzina ogni giorno costa sempre di più / e la lira cade e precipita giù».

venerdì 9 marzo 2012

Guida allo sport visto dai teleschermi


C’è da sperare che l’Italia sia qualcosa di più che un paese «con la crema da barba alla menta / con un vestito gessato sul blu / e la moviola la domenica in tv». Eppure Toto Cutugno, in quei versi vecchi quasi di trent’anni, ha colto un punto fondamentale dell’Italiano: oggi come allora, difficilmente rinuncia a guardare il calcio in televisione. A fare la storia delle immagini sportive emesse dai teleschermi (prima in bianco e nero, poi – sia pure con ritardo rispetto ad altri paesi – a colori) si finisce per raccontare anche la storia di chi si è avvicendato davanti ai televisori, nei bar come nelle case.
Lo aveva capito bene Pino Frisoli, uno dei massimi esperti di storia della Tv (non solo sportiva) e documentatore a Rai Sport, che nel 2007 aveva scritto il primo libro ragionato in materia, La Tv per sport (pubblicato da Tracce): già allora per l'autore quella dello sport in televisione era «una storia che meritava di essere raccontata», fatta di grandi eventi con adunate di pubblico ma anche di gare che oggi fanno notizia proprio perché sui teleschermi non riuscirono ad arrivare (oppure perché non potevano andare in diretta). A distanza di quattro anni, il libro di Pino è nuovamente disponibile per gli appassionati, ma in una veste decisamente rinnovata. Il nuovo titolo è Sport in Tv, l'editore è la ben più blasonata Rai Eri, ma soprattutto accanto al nome di Frisoli è apparso quello di Massimo De Luca: lui, all'interno del libro, si è riservato il racconto di alcune delle tante vicende narrate in quelle pagine, svolto con l'autorevolezza di chi ne è stato testimone e il gusto raffinato per i particolari e i retroscena.

martedì 6 marzo 2012

Il mondo giù dalla rampa


«Dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse» (J. Keating)

A volte ci vogliono quindici anni, forse qualcosa in più, per cambiare punto di osservazione. Anche se, in altezza, quei punti distano giusto cinque metri. Anche se, in fondo, vicino a quel punto la tua macchina ci è passata tante volte.
Sembrava così alta, quella discesa di terra, dal centro di quel giardino, tra un casotto per gli attrezzi, i piloni di cemento armato che reggevano il filo, le piante che facevano ombra e quel dondolo di ferro dipinto di bianco, con le tende un po’ stinte a fasce verdine e marroncine, dove veniva naturale sedersi disdegnando le sedie del tavolino, un po’ arrugginite.

giovedì 1 marzo 2012

Il mare di Lucio


Lucio Dalla a Sanremo
La mia strada e quella di Lucio Dalla si sono sfiorate una volta soltanto, e nemmeno da troppo vicino. Era il 9 settembre del 1997 (giusto un anno dopo l'altro Lucio – ovviamente Battisti, proprio quello che era nato il giorno dopo Dalla – ci avrebbe salutato per sempre) e io, con mia madre e alcuni amici, andai al suo concerto a Festa Reggio: l'arena era al campovolo, il luogo che era stato il tempio delle feste dell'Unità e che una decina di giorni dopo avrebbe ospitato addirittura gli U2 (altro che Vasco o Ligabue, con rispetto parlando).